Nelle calde serate dell’estate siciliana, finisci sempre per parlare di qualcosa.
Il vento di tramontana che comincia a pizzicare le spalle dopo un certo orario, una birra fredda sulla quale poter tracciare segni stisciando il dito sulla condensa, gli amici di sempre.
Parli senza guardare l’orologio, senza orari, l’immancabile “minchia” ed il metallico bordello di un motorino montato .
Talvolta il pensiero, anche a distanza di mesi, riporta a questi momenti .
Succede allora che qualche migliaio di chimoletri più lontano, finisci per ricordare cenni, frammenti, frasi di quelle discussioni, perfino l’umidità che ti bagna le braccia scoperte e l’occhio che cade sulla natica della cameriera.
Non comandi la memoria, non di certo.
Senza nessuna apparente motivazione, senza nessun collegamento, in fila al supermercato, davanti al cesso con la spugnetta in mano per pulire, mentre fissi una slyde in un’aula da lezione o una cotoletta che in una padella rapidamente si abbrustolisce, allora tac…
Succede caro Domenico. Anche a me! Ma penso succeda a tutti quelli che usano un pochino l'immaginazione per svago, per ricordare, per perdersi in sogni lontani.
RispondiEliminaSono quegli attimi che volano, in quel "Tac" scorrono immagini veloci ma altrettanto forti e memorabili.
In quel "mondo" ci siamo noi, le nostre amicizie, i nostri amori, le nostre risate. Un mondo appunto.
Simone