giovedì 16 settembre 2010

Bath Coupon

Bielefeld, la città che non esiste, giovedi 16 settembre 2010, ore 22 circa.

Primo giorno di connessione internet.

Seconda settimana di permanenza in terra tedesca: sette giorni fa Berlino, domani Wuppertal , sabato/domenica (forse) Dusseldorf.

Stravolto dai ritmi erasmus, ancor più da quelli teutonici.

Imparare il tedesco è come fare voto di povertà: ben presto finisce per passarti la voglia.

Riesco a sostenere conversazioni in inglese, riuscendo a carpirne solo il 20% del significato: nessun problema, dato che l’interlocutore, nella stragrande maggioranza dei casi, è così terribilmente ubriaco da non riuscire a ricordare di cosa stesse parlando fino a 5 minuti prima.

I “tedeschi” sono tali nel senso più comunemente percepito (in Italia) del termine: è pur vero che sono solo agli inizi della mia disamina. Ancora mi mancano molti elementi per approfondire la mia analisi sociologica in merito.

La partizione della giornata, così come prevista dall’ufficio relazioni internazionali della Fachhoschule Bielefeld ha sempre una dimensione spartana, militare, anche nei giorni pattuiti come di “relax”. Ne scaturisce tutta la mia “italica” insofferenza …

Essere ripresi da un insegnate tedesco, per uno studente italiano tende ad assumere la valenza di una mortificazione immonda.

Lo status di erasmus prevede un uso sconsiderato di alcolici, quello di abitante dell’Europa del Nord ancor di più: salute, portafoglio e self control, ringraziano vivamente l’ impossibilità di reggere il ritmo di Olandesi, Finlandesi, Tedeschi, Cechi, Polacchi, Francesi…

Sembra che attorno all’Italia ed agli Italiani, graviti un’aura mitica. Talvolta mi sento come una specie protetta in territorio di caccia: bisogna anche stare attenti alle cacciatrici più mature.

Il mio senso di inferiorità per gente che in media parla correttamente due lingue oltre alla propria? Poca se si trattasse solo di tedeschi; ma se a questi aggiungiamo olandesi, finlandesi, cechi, turchi, polacchi, coreani…allora si passa ad un sentimento di manifesta indigenza personale.

La spesa diventa un’attività complessa, al limite dell’impossibile. Poche speranze di trovare ciò che risulta mediamente utile ad un italiano: e non parlo solo di alimenti. Due settimane di continua ricerca ancora non mi hanno permesso di trovare un cazz…di secchio per mocio.

Trade Markettari, la distribuzione italiana sarà anche la peggio organizzata, il suo livello di redditività al lordo di contributi fattura sarà pure tra i più bassi d’europa, ma sul livello di servizio offerto al consumatore ( in termini di assortimento) sono pronto ad aprire un contraddittorio.

La mia camera? Praticamente un monolocale di 15 metri quadri comprensivo di letto scrivania mensole armadio cucina tinello bagno doccia e niente bidè. Come questo possa essere possibile? Frutto del razionalismo tedesco.

Paghi 70 centesimi per utilizzare il bagno in una stazione di servizio sull’autostrada e con lo stesso ticket puoi usufruire di un coupon sconto di 50 centesimi sul food? Sconcertante associazione, sempre frutto del razionalismo tedesco.

Il bagno dentro la mia stanza interamente in pvc: orribile! Sembra essere stato fabbricato per una cabina di una nave e poi bello e pronto montato in una residenza universitaria.

Il livello di socializzazione nel mio dormitorio? Nullo. Solo un agglomerato di monolocali.

Posso ospitare chiunque quando meglio lo ritengo opportuno: esplicito messaggio ai promessi visitatori. Organizzatevi, vi aspetto!

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