Journée de la pleine lune
Au sommet de la dune
A caresser de loin ton chien
T'oublies or not t'oublies
Les ombres d'opalines
au rendez-vous suivant, j'attends
Au fond d'une autre limousine
Qui ne vaut pas plus cher
Que ce bouquet de nerfs
A frôler la calanche
Les étendues salines
A perte de vue on s'imagine en Chine
Trompe la mort et tais-toi
Trois petits tours et puis s'en va
J'opère tes amygdales
Labyrinthiques, que dalle
Ne m'est plus rien égal
Je sais je n'ai offert que des bouquets de nerfs
Rubis de Sade et jade, déjà je dis non
Diamant, c'est éternel
Des fleurs, des bouts du ciel immense
La liste des parfums capiteux
Capitalistes c'est bien bien
Mais olfacultatif
Liste en boule, au panier
Finalement j'ai offert quelques bouquets de nerfs
Agendas donnez-moi
De vos dates à damner
Tous les bouddhas du monde
Et la Guadalupe
S'il arrive qu'un anglais
Vienne me visiter
Dans la métempsychose
Je saurai recevoir je peux lui en faire voir de la sérénité
Et même lui laisser un certain goût de fer
Et ce bouquet de nerfs
Bertrand Cantat
giovedì 24 giugno 2010
venerdì 18 giugno 2010
Geremia de’ Geremei
Forse non è adeguato argomentare di questioni di tale genere. Forse è meglio solo parlarne. Forse è meglio non parlarne affatto. Non ho mai condiviso quella propensione a riportare su blog, fatti opinioni sentimenti che per loro natura sono strettamente personali: semplicemente ritengo tale attitudine come inopportuna. Non è detto che quanto mi appresto a scrivere rifletta appieno ciò che veramente penso. Magari non penso affatto ciò di cui sto scrivendo. Magari lo penso solo in parte. Magari il mio intento è solo di voler provocare, magari sto anche sbagliando a scriverne. In ogni modo ne sto scrivendo.
Sono certo di non essere l’unico, men che meno il primo e nemmeno l’ultimo, a ritenere che l’uomo abbia una forte componente di male insita in se stesso. Credo che la virtù risieda nel prenderne consapevolezza e nel cercare di limitarne al massimo la portata. Nel più frequente dei casi si cerca semplicemente di fare quello che si può.
Credo che il pensiero e l’azione negativa siano quasi sempre la soluzione maggiormente a portata di mano. Credo che sia più facile dire e fare una cazzata, piuttosto che qualcosa di giusto. Se è possibile essere come Geremia de’ Geremei, se è plausibile agghindare una vita di una così schifosa corte di viscidi orpelli, se la realtà reca in dote un tale campionario di subdole merdate, che siano esaltate da un fluoriclasse di controversa meschinità come cotal soggetto o anche sole rese manifeste a bassa intensità con un coefficiente di abbrutimento assai minore (come del resto avviene in ciascuno di noi)…
Ma allora se è così facile cedere al lato più di fetente della nostra indole. Se la stessa nostra natura è sospetto, indifferenza, malizia, allora…allora un pensiero di una positività pazzesca mi assale. Cazzo! Siamo costantemente alle prese con uno sforzo immane: per fare del bene ci si deve sforzare, dilaniare in mille innocui rivoli il condizionamento negativo della propria indole, rinnegare il proprio essere di perfetto pezzo di merda. Quanto sarebbe scontato fare del bene, quando il bene stesso è fisiologico e naturale! Il bene perderebbe ogni carattere di eccezionalità, sarebbe implicitamente svuotato di tutto il suo valore, della sua bellezza, della sua portata rivoluzionaria. Cosa c’è di più stupefacente nell'uomo, di un atto, di una seria ragionata e meditata di azioni che contrastano con la sua più fisiologia inclinazione di predatore di ogni cosa? Il bene sconvolge, perché presuppone una serie di atti: prendere coscienza del proprio essere ( dunque analisi e consapevolezza di se), quindi rinnegarne la portata e smorzarne le manifestazioni più malsane. Ma soprattutto, a far deflagrare il crogiolo d'insipida umanità che pure ci attornia è l'accettazione di un principio di ordine superiore: il bene è di gran lunga il valore più elevato che l'uomo possa mai riconoscere. Insomma è come dire “Sono una merda, sto pensando come uno stronzo ed agendo come un coglione, ma non lo farò più, lo sarò solo in parte, sempre in misura minore, perchè ho un tarlo ficcato in testa che mi corrode e mi sfianca e mi annichilisce quando non seguo quel principio che pure riconosco: il bene".
Adesso si dovrebbe parecchio dissertare attorno al concetto di bene: purtroppo al momento mi trovo sprovvisto di spirito e sagacia tale da consentirmi uno sforzo di tale portata. Ma un'ultima considerazione, i miei mezzi (e sopratutto vista l'ora tarda, il caffè pomeridiano che ancora mi tiene sveglio) pure me la concedono: credo che nell’uomo ci sia del male, ma anche un forte spirito di miglioramento (di sovente in peggio).
p.s. Ho scritto dopo aver visto “L’amico di famiglia” di Paolo Sorrentino ed aver ascoltato l’album “Neon Golden” dei The Notwist. Non posso che aggiungere un paio di supposizioni: che “L’amico di famiglia”, snobbato dalla critica, sia il miglior film di Sorrentino? Che Sorrentino stesso sia un genio assoluto? Che le stelle attribuite da ondarock agli album non rispecchino appieno le mie preferenze? (Neon Golden certamente merita almeno un 0,5 in più). Che nei periodi che precedono eventi importanti della propria vita, si finisce immancabilmente per essere riflessivi ed introversi?
Sono certo di non essere l’unico, men che meno il primo e nemmeno l’ultimo, a ritenere che l’uomo abbia una forte componente di male insita in se stesso. Credo che la virtù risieda nel prenderne consapevolezza e nel cercare di limitarne al massimo la portata. Nel più frequente dei casi si cerca semplicemente di fare quello che si può.
Credo che il pensiero e l’azione negativa siano quasi sempre la soluzione maggiormente a portata di mano. Credo che sia più facile dire e fare una cazzata, piuttosto che qualcosa di giusto. Se è possibile essere come Geremia de’ Geremei, se è plausibile agghindare una vita di una così schifosa corte di viscidi orpelli, se la realtà reca in dote un tale campionario di subdole merdate, che siano esaltate da un fluoriclasse di controversa meschinità come cotal soggetto o anche sole rese manifeste a bassa intensità con un coefficiente di abbrutimento assai minore (come del resto avviene in ciascuno di noi)…
Ma allora se è così facile cedere al lato più di fetente della nostra indole. Se la stessa nostra natura è sospetto, indifferenza, malizia, allora…allora un pensiero di una positività pazzesca mi assale. Cazzo! Siamo costantemente alle prese con uno sforzo immane: per fare del bene ci si deve sforzare, dilaniare in mille innocui rivoli il condizionamento negativo della propria indole, rinnegare il proprio essere di perfetto pezzo di merda. Quanto sarebbe scontato fare del bene, quando il bene stesso è fisiologico e naturale! Il bene perderebbe ogni carattere di eccezionalità, sarebbe implicitamente svuotato di tutto il suo valore, della sua bellezza, della sua portata rivoluzionaria. Cosa c’è di più stupefacente nell'uomo, di un atto, di una seria ragionata e meditata di azioni che contrastano con la sua più fisiologia inclinazione di predatore di ogni cosa? Il bene sconvolge, perché presuppone una serie di atti: prendere coscienza del proprio essere ( dunque analisi e consapevolezza di se), quindi rinnegarne la portata e smorzarne le manifestazioni più malsane. Ma soprattutto, a far deflagrare il crogiolo d'insipida umanità che pure ci attornia è l'accettazione di un principio di ordine superiore: il bene è di gran lunga il valore più elevato che l'uomo possa mai riconoscere. Insomma è come dire “Sono una merda, sto pensando come uno stronzo ed agendo come un coglione, ma non lo farò più, lo sarò solo in parte, sempre in misura minore, perchè ho un tarlo ficcato in testa che mi corrode e mi sfianca e mi annichilisce quando non seguo quel principio che pure riconosco: il bene".
Adesso si dovrebbe parecchio dissertare attorno al concetto di bene: purtroppo al momento mi trovo sprovvisto di spirito e sagacia tale da consentirmi uno sforzo di tale portata. Ma un'ultima considerazione, i miei mezzi (e sopratutto vista l'ora tarda, il caffè pomeridiano che ancora mi tiene sveglio) pure me la concedono: credo che nell’uomo ci sia del male, ma anche un forte spirito di miglioramento (di sovente in peggio).
p.s. Ho scritto dopo aver visto “L’amico di famiglia” di Paolo Sorrentino ed aver ascoltato l’album “Neon Golden” dei The Notwist. Non posso che aggiungere un paio di supposizioni: che “L’amico di famiglia”, snobbato dalla critica, sia il miglior film di Sorrentino? Che Sorrentino stesso sia un genio assoluto? Che le stelle attribuite da ondarock agli album non rispecchino appieno le mie preferenze? (Neon Golden certamente merita almeno un 0,5 in più). Che nei periodi che precedono eventi importanti della propria vita, si finisce immancabilmente per essere riflessivi ed introversi?
domenica 13 giugno 2010
pop
Mi piacciono le cose “pop”.
Mi piace il “pop” educato ed equilibrato. Mi piacciono i mondiali di calcio. Per non parlare delle grigliate di carne all’aria aperta d’estate.
Non mi piacciono quelli che hanno trasformato il pop in qualcosa di sciatto e di cattivo gusto. Mi piace la t-shirt unica tinta color pastello da un euro all’ipermercato.
Mi piace quella musica pop così intimistica dei Belle and Sebastian.
Mi piace il pop di un piatto di spaghetti. Credo che la Peroni sia un’ottima birra. Non scambierei la mia Fiat Uno con nessun’altra macchina.
Le ragazze che si scoprono in estate sono pop e pop è anche l’eccitazione maschile: del resto qualcosa del genere lo diceva anche un tipo intellettuale pittore americano, lui si veramente pop (? !)
Mi piacciono le partite di calcetto giocate tra giocatori mediocri: anche odiare chi non passa mai la palla è un sentimento pop.
Una padella in teflon è pop.
Ridere è pop.
La pipì che scappa è pop.
I segnali stradali (soprattutto i “lavori in corso”) sono pop.
La Gazzetta dello Sport è pop. Il calciomercato su mediavideo (televideo di mediaset) perché le notizie sono assolutamente inventate, irrealistiche e fanno sognare di più: questo si che è veramente pop!
L'abbronzatura a mezza manica è pop.
Mi piacciono i Kings of Convenience: credo che siano pop.
Desiderare di saper suonare la chitarra, averla comprata ma non esserci mai riuscito è pop.
Mi piace quella bonaria malizia che rende divertenti le relazioni tra persone che si vogliono bene.
Mi piace la famiglia: è la cosa più eccezionalmente pop che conosca.
I rimorsi sono pop,anche i sogni che rivangano il passato lo sono.
Un foglio word è pop.
Non mi piacciono tante altre cose pop…
Mi piace il “pop” educato ed equilibrato. Mi piacciono i mondiali di calcio. Per non parlare delle grigliate di carne all’aria aperta d’estate.
Non mi piacciono quelli che hanno trasformato il pop in qualcosa di sciatto e di cattivo gusto. Mi piace la t-shirt unica tinta color pastello da un euro all’ipermercato.
Mi piace quella musica pop così intimistica dei Belle and Sebastian.
Mi piace il pop di un piatto di spaghetti. Credo che la Peroni sia un’ottima birra. Non scambierei la mia Fiat Uno con nessun’altra macchina.
Le ragazze che si scoprono in estate sono pop e pop è anche l’eccitazione maschile: del resto qualcosa del genere lo diceva anche un tipo intellettuale pittore americano, lui si veramente pop (? !)
Mi piacciono le partite di calcetto giocate tra giocatori mediocri: anche odiare chi non passa mai la palla è un sentimento pop.
Una padella in teflon è pop.
Ridere è pop.
La pipì che scappa è pop.
I segnali stradali (soprattutto i “lavori in corso”) sono pop.
La Gazzetta dello Sport è pop. Il calciomercato su mediavideo (televideo di mediaset) perché le notizie sono assolutamente inventate, irrealistiche e fanno sognare di più: questo si che è veramente pop!
L'abbronzatura a mezza manica è pop.
Mi piacciono i Kings of Convenience: credo che siano pop.
Desiderare di saper suonare la chitarra, averla comprata ma non esserci mai riuscito è pop.
Mi piace quella bonaria malizia che rende divertenti le relazioni tra persone che si vogliono bene.
Mi piace la famiglia: è la cosa più eccezionalmente pop che conosca.
I rimorsi sono pop,anche i sogni che rivangano il passato lo sono.
Un foglio word è pop.
Non mi piacciono tante altre cose pop…
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