Rimetto mano al mio blog dopo mesi.
Blog non mi sei mancato e nemmeno tu, scrittura.
Credo di non aver interrotto il mio scrivere per così tanto tempo da quanto ne ho acquisito la capacità. Piuttosto che scrivere, in questi mesi ho preferito girare. Ma girare cosa, i pollici forse? No, girare un film. Si perché vivere un Erasmus è come farlo. Talvolta, solo per istanti, finisco per astrarmi da quello che sto vivendo e lo percepisco dall’esterno, come filtrato per via di una camera: un bel film, con scene ben girate e storie compiute.
Non voglio di certo fare l’apologia dell’Erasmus: è vero, già mi manca prima ancora che abbia termine, ma ci saranno tempi e luoghi opportuni in cui finirò per rimpiangerlo.
Adesso scrivo, dopo aver visto un film di Ettore Scola. O meglio, sto attendendo i canonici 30 minuti di pausa Megavideo. Mi sto dando aree da intellettuale? Non credo, sono ai minimi storici della mia pulsione al pensiero, anche se di questi tempi, penso, e finisco per farlo tanto bene.
Di questo ultimo periodo non voglio perdermi niente. Ed il mio menefreghismo per tutto quello che mi circonda accresce. Paradossalmente, il fatto di vivere relazioni sociali a brevissima duratura, mi rende molto più libero. Non pretendo niente da nessuno ed io stesso sono più altruista nel donarmi agli altri, almeno credo. Riesco a sorbire con massima abilità, discussioni inutili, situazioni incresciose, pacchi, opportunismi, insomma tutto quello che nella vita normale pure mi farebbe incazzare. Qui è diverso e non riesco ad arrabbiarmi di nulla. Mi piace quasi tutto di questa vita, ma forse solo perché si tratta di una vita a breve scadenza.
Dispongo di relazioni sociali fondate sul nulla. Nessun interesse comune, nessuna affinità caratteriale, niente di niente. Bè…questo dovrebbe forse essere un problema? Perché a volte chiedo così tanto a chi mi sta accanto? Già il fatto di trovarsi nello stesso posto e momento non è comunanza? Ed è quello che avviene qui. Nessuno ha deciso niente. Tutti hanno solo scelto di vivere con perfetti sconosciuti. Quello che accomuna è la voglia di mettersi in gioco e di condividere qualcosa (di sovente indecifrato): poco altro ancora, ma questo può bastare.
La faccia tosta diviene routine. Non mi sento mai a disagio, di niente. Benché talvolta non riesca a comprendere il nulla più assoluto per via del tedesco, niente mi disturba. Ho con me, sempre, le mie certezze: il 28 febbraio tutto finisce e tutto mi mancherà.
Mi piace la facilità con cui si entra nella vita della gente e soprattutto quella con cui se ne esce. Niente è statico. È un fottuto tourbillon!
Me ne andrò con il mio bagaglio di ricordi, anche se non sarebbe male che qualcuno di questi continuasse a sopravvivere nella mia vita: ma si vedrà.
Sto scrivendo di getto.
Mi piace conoscere gente nuova, mi piace più di tutto. Nei libri sta scritto, solo perché nella vita si è fatto. Vorrei conoscere gente e scrivere di loro. Tutto è interessante qui, ogni storia è unica, ma forse perché unico è il mio interesse.
Ho voglia di procedere per pazzie, nelle prossime settimane. Per carità niente di eccezionale, non sono mica una rockstar e gli eccessi non mi sono mai piaciuti. Credo che sia più stravagante regalare una rosa a qualcuno con cui si è parlato per 5 minuti in massima frivolezza in discoteca, che sbronzarsi con una bottiglia di vodka. Talvolta la trasgressione è così ovvia, che mi stupisce ben altro.
Entrare nelle vite degli altri è trasgressione. Questa mi attira e mi stupisce, questo voglio fare. Mi basta giusto parlare ed io adoro parlare: adesso che l’inglese mi risulta meno impenetrabile, perché non farlo.
Mi si è addormentato un piede e lo bistratto per terra, in questo modo la circolazione si riattiverà.
Blocco il rubinetto che continua a gocciolare e ritorno ad Ettore Scola.